Soriano nel Cimino

Sagra delle castagne

La Sagra delle Castagne[modifica | modifica wikitesto]

Ogni anno, nelle prime due settimane di ottobre, il paese festeggia la Sagra delle Castagne[25], una manifestazione storico-rievocativa. È un evento che ha radici lontane nel tempo, che riconducono al secolo XV, relativamente ad una festa istituita dal consiglio della Comunità verso la fine del Quattrocento. La moderna festa vede la luce nel 1967 ed è caratterizzata da diversi eventi che riguardano tutto il paese. Suddiviso in 4 rioni (o contrade): Papacqua, Rocca, San Giorgio e Trinità, Soriano si veste di medioevale lungo tutte le vie del paese, che riportano diversi stemmi e addobbi vari con le effigi dei 4 rioni[26].

L’evento principale della sagra è il Palio delle contrade[27], disputato attualmente presso il Campo Giannotti, che vede sfidarsi un arciere ed un cavaliere per ognuno dei 4 rioni. Il rione vincitore del palio, riceve la giusta premiazione presso la piazza principale del paese: Piazza Vittorio Emanuele II, al termine della manifestazione.

Durante lo svolgimento della sagra, ogni rione mette in mostra propri spettacoli, contraddistinti da una particolare esibizione; ogni rione ha un proprio gruppo di musici, costituito da tamburini e suonatori di chiarine. Oltre a questi il rione Trinità presenta il Gruppo Sbandieratori[28], che dà luogo ad evoluzioni nell’arte della bandiera; il rione Rocca presenta il Gruppo storico Spadaccini[29], che si esibisce nell’arte della spada; il rione San Giorgio rievoca il salvataggio della vergine dal drago da parte di San Giorgio e il rione Papacqua mette in scena l’inquisizione della strega.

Il momento culminante della sagra è costituito dalla domenica del secondo weekend, dove ogni rione ha a disposizione per circa 30 minuti piazza Vittorio Emanuele II per mettere in mostra il proprio corteo storico, con vestiti e mezzi dell’epoca medievale, oltre all’esibizione dei musici.

Durante il periodo della sagra ogni rione apre una propria taverna, dove è possibile degustare i tipici prodotti sorianesi fatti per l’occasione dalla gente del paese, tra cui gli gnocchi chi fferro, dolci tipici (tozzetti) e specialità di carne alla brace.

Un altro evento che caratterizza la manifestazione è l’assegnazione della Vojola d’oro[30] (caldarrosta d’oro, in dialetto): premio che da molti anni viene assegnato a chi, in Italia e nel mondo, si è contraddistinto per meriti e capacità in vari campi (arte, scienze, cultura, letteratura, economia, politica, sport, ecc.) e che ha un legame con Soriano nel Cimino ed ha favorito, con la sua attività, la promozione del paese. I premi vengono assegnati anche alla memoria.

In queste ultime edizioni invece si afferma il Convivium Secretum[31]: una vera e propria gara storico-gastronomica che coinvolge le quattro contrade. Le cene storiche medievali o rinascimentali danno l’opportunità di inoltrarsi in un percorso eno-gastronomico tra sapori e costumi di epoche antiche. È possibile visitare le quattro taverne e gustare piatti tipici medievali o rinascimentali, in base al periodo storico di appartenenza di ogni rione. Tra le pietanze che si potranno trovare ci sono: cappone in fricassea alla francese, tipico piatto rinascimentale, pasticcio quattrocentesco di coniglio, bianco mangione alla maniera oltremontana del 1300, confetti de melle appio e pome paradiso e torta in balconata limonia.

 

Notizie Storiche

III secolo a.C

La prima testimonianza scritta relativa al territorio di Soriano si ha con Tito Livio, il quale nella sua ab Urbe condita Historia,
narra che nel 443 a.C. Soriano fu invaso dalle milizie romane comandate dal console Quinto Fabio Massimo Rulliano; questi,
nella guerra contro gli Etruschi, riuscì ad attraversare l’impenetrabile selva” che ricopriva il monte
Cimino e dalla vetta contemplò la distesa di fertili campi sottostanti popolati e coltivati
Tra il VI e l’VIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Tra la fine del VI secolo e l’inizio dell’VIII, molto probabilmente il territorio sorianese fu oggetto delle scorrerie dei Longobardi e proprio dal re longobardo Liutprando il territorio di Soriano fu donato al papato, insieme a quelli di Sutri, Gallese, Blera, Bomarzo e Orte

Tra il VIII e il XIII secolo

Tra il VIII e il XIII secolo gran parte del territorio sorianese appartiene prima ai monaci Benedettini dell’Abbazia di Sant’Andrea in flumine (presso Monte Soratte) poi a quelli del monastero di S. Silvestro in Capite di Roma e infine a quelli del convento di San Lorenzo fuori le mura di Roma.
XIII secolo[modifica

Durante tutto il Medioevo nel territorio sorianese è elevato il numero dei borghi rurali, prevalentemente di modeste dimensioni e composti da poche case riunite intorno a piccoli castelli. Ma dalla metà del XIII secolo comincia ad assumere notevole importanza il borgo di Soriano, costruito su una collina attorno alla torre-fortezza della famiglia dei Guastapane-Pandolfo.

Nel 1250, i Guastapane, schierati con i guelfi, accolgono a Soriano Rosa da Viterbo, adolescente esiliata con tutta la famiglia da Viterbo per volontà di Federico II, della fazione dei ghibellini. Nel 1278 i Guastapane-Pandolfo sono accusati di eresia e viene loro tolta la baronia di Soriano, affidata ad Orso Orsini, nipote di papa Niccolò III. Questo, sin dal 1277 aveva intrapreso la costruzione di un castello, intorno alla torre-palazzo dei Guastapane-Pandolfo; e proprio Niccolò III abitò la rocca di Soriano nelle estati del 1279 e 1280 e qui vi morì nell’autunno del 1280.

Gli Orsini mantengono il feudo sorianese fino al 1366, quando, sotto il pontificato di Urbano V, lo vendono alla Santa Sede.
Dal 1379 al 1420 la rocca di Soriano è occupata da truppe mercenarie bretoni, scese in Italia per contrastare le popolazioni ribelli alla santa sede ma divenendo poi oppositori del papa e a favore degli antipapi di Avignone, a seguito dello Scisma d’Occidente.

Nel 1431 sale al trono il papa Eugenio IV per volontà degli Orsini, ostici ai Colonna; questi si ribellano al papato alleandosi con Giacomo di Vico, prefetto di Vetrallaed esponente della potente famiglia dei Prefetti di Vico. Alla fine del 1431 il borgo e il castello vengono dati in consegna al cardinale Giovanni Vitelleschi e i Colonna si accordano con il papa isolando il Di Vico che viene decapitato sul sagrato della Collegiata di Soriano (l’attuale Chiesa di Sant’Eutizio).

Nel 1441 la santa sede regola l’ordinamento amministrativo della comunità di Soriano: un Fattore o Camerlengo viene posto a disciplina delle rendite e dei beni, un Podestà o Governatore a governo del paese e un Castellano a gestione della rocca.

Tra il 1447 e il 1455, sotto papa Niccolò V, il paese gode di un periodo di pace: viene redatto il primo statuto comunale, vengono accordati privilegi giuridici e pecuniari alla popolazione e vengono avviate importanti opere urbanistiche, tra le quali il restauro delle mura di cinta del paese e la costruzione della fontana vecchia per garantire l’approvvigionamento idrico della popolazione.

Quando nel 1484 sale al trono Innocenzo VIII Soriano viene assegnato in vicariato perpetuo al cardinale Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI, il quale nomina
Il 7 novembre 1489 avviene uno dei fatti più rilevanti della storia del paese, tanto da essere ancora oggi rievocato durante la Sagra delle Castagne: il Carvajal viene ucciso a tradimento dal conte Pietro Paolo Nardini, feudatario di Vignanello, che tenta di impossessarsi di Soriano insieme a quattro cortigiani suoi complici. La popolazione riesce però a scoprire e catturare il Nardini, che viene ucciso e precipitato dalla torre più alta del castello, e a sconfiggere e mettere in fuga i suoi soldati che, avvertiti dai segnali fatti con una torcia dai traditori dall’alto della torre, stavano accorrendo alla conquista del borgo ma che vengono sconfitti in quella che è passata alla storia cittadina come la battaglia del fosso del buon’incontro.

Il 12 dicembre il papa, per premiare il coraggio e la fedeltà della popolazione, promulga la Bolla d’oro, una deliberazione con cui concede ai sorianesi i frutti e i proventi, prima spettanti alla Camera Apostolica ed autorizzando l’aggiunta del motto Fidelitas sullo stemma cittadinO
Soriano nel Cimino fu possedimento degli Orsini dal 1278 al 1366[11].

Dante nella Divina Commedia fa riferimento al Papa Niccolò III nel canto XIX dell’Inferno facendogli dire:e veramente fui figliuol dell’orsa, cupido si per avanzar gli orsatti

L’imponente castello che domina il paese fu fatto costruire da Papa Niccolò III tra il 1277 e il 1279[11], nella seconda metà del XV secolo fu restaurato e rinforzato. L’importanza di questa fortezza nella difesa dello stato papale è dimostrata dagli stemmi dei papi Callisto III e Innocenzo VIII. È presente anche lo stemma del cardinale Rodrigo Borgia a indicare il ruolo svolto per circa 50 anni prima come vice cancelliere sotto 5 papi e successivamente come papa con il nome di Alessandro VI.

In questo periodo Soriano può contare su un ampio rifornimento di acqua ed ha un discreto numero di fontane. La fontana all’interno delle vecchie mura del paese verso la metà del XV secolo viene dedicata a papa Niccolò IV.
Nei decenni successivi a Soriano si susseguono varie signorie: gli Orsini (dal 1492 al 1503), i Borgia (1503-1504), i Della Rovere (1504-1558) e i Caraffa (1558-1560).

Nel 1560 il cardinale Cristoforo Madruccio (o Madruzzo, dell’omonima famiglia), vescovo di Trento e Bressanone, insieme ai marchesati di Gallese e Bassano, acquista il castello di Soriano per il nipote Fortunato, marito di Margherita Altemps. Con Madruccio Soriano gode di un periodo di magnificenza: viene costruita la monumentale fontana Papacqua e l’attiguo Palazzo (conosciuto oggi come palazzo Chigi-Albani). Dopo la morte del cardinale (1579) Soriano fu venduto dal nipote Fortunato al cognato, il cardinale Marco Sittico Altemps; gli Altemps sono signori di Soriano per 136 anni e Soriano gode di un periodo di relativa tranquillità.
Nel 1715 Soriano viene acquistato dalla famiglia Albani, la famiglia del papa Clemente XI (il primo a governare è Carlo Albani) i quali effettuano numerose opere architettoniche di abbellimento e restauro: completano la costruzione del palazzo di Papacqua e restaurano numerosi monumenti e chiese. Agli Albani si deve anche la nuova facciata della chiesa di Sant’Eutizio, la principale chiesa della parte antica del paese.

Gli Albani fanno costruire, ai margini dell’abitato e sulle principali vie d’accesso al paese, tre nuove porte: Porta Romana, tuttora esistente, porta d’ingresso da sud all’estremità di Via Romana (oggi Via Benedetto Brin), e quelle andate distrutte: Porta Castagnara (alla fine di Via Roma) e Porta del Casalaccio (alla fine di via Innocenzo VIII)[7][9].

Nel 1721 essendo la famiglia Albani priva di discendenti maschi Soriano passa alla famiglia senese dei principi Chigi.
Nel 1848 i Chigi rinunciano alla giurisdizione sul feudo di Soriano in favore dello Stato Pontificio, che esercita la giurisdizione diretta fino al 1870, per poi essere donata, per contrastare l’arrivo dei Garibaldini, al conte Pietro Fusco, che tentò un’eroica difesa della città, seppur vana. Lo Stato Pontificio sperava infatti che Pietro fosse in grado di respingere i Garibaldini e di fermare l’assalto del re. Si può quindi dedurre che fu più una concessione per “necessità” e non per far sì che Soriano avesse un sovrano che l’amministrasse. Pietro fu infatti proclamato conte di Soriano nel Cimino solo pochi mesi prima che questa cedette all’assalto.
Durante il Risorgimento il territorio sorianese è caratterizzato da forti fermenti: sia durante la Repubblica Romana del 1849, sia durante il tentativo insurrezionale del 1861 e dalla rivolta garibaldina del 1867: molti sorianesi parteciparono alla battaglia di Bagnoregio dell’ottobre 1867.